Riportiamo di seguito il testo della lettera che monsignor Derio Olivero, successore di monsignor Pier Giorgio Debernardi, ha indirizzato ai “cari amici di Pinerolo”.
La lettera, inviata dal vicario generale della diocesi Gustavo Bertea a tutte le parrocchie, sarà letta durante le celebrazioni festive di sabato e domenica.
Cari amici di Pinerolo,
in punta di piedi desidero entrare in casa vostra per darvi un abbraccio e sedermi attorno al tavolo per ascoltare ciò che portate in cuore: affetti, fatiche, lutti, rabbie, sogni. Presto verrò a condividere la vita con voi.
Mi manda Papa Francesco, che stimo enormemente. Lui rappresenta la Chiesa che da sempre sogno e che ora, in Lui, diventa visibile. Una Chiesa attenta alla vita concreta, in uscita, gioiosa, capace di dialogo, carica di speranza, aperta.
Egli ci dice: “La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa” (EG 47). Rispetto alla perfezione siamo tutti “fuori”, io per primo; ma rispetto alla misericordia di Dio siamo tutti dentro.
La Chiesa deve lottare per aprire le porte, aprire le menti, annullare le dogane nel nostro cuore e nelle nostre comunità. Desidero una Chiesa che parla il linguaggio della vita quotidiana, che sa parlare al cuore degli uomini e delle donne di oggi. Una Chiesa che impara da tutti perché consapevole che Dio è al lavoro anche al di fuori dei nostri “giri”.
Una Chiesa che dialoga con i non credenti, alla luce di ciò che diceva il grande Card. Martini: “Io ritengo che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, che si interrogano a vicenda, che rimandano continuamente domande pungenti e inquietanti l’uno all’altro. Il non credente che è in me inquieta il credente che è in me e viceversa”.
Desidero una Chiesa aperta alle altre Confessioni, in particolare ai fratelli Valdesi e in dialogo con le altre religioni. Sono grato e felice di essere un cristiano cattolico e lotterò con voi perché la fede che i padri ci hanno regalato continui nelle terre pinerolesi.
Ma so che essere cristiano significa innanzitutto essere discepolo di Cristo che si è fatto regalo per tutti ed essere cattolico significa essere capace di universalità, di apertura; capace di stare sulla soglia senza pregiudizi; capace di tenere insieme i pezzi della nostra vita, della società e del mondo; capace di tenere insieme le diversità.
Proverò, con molta umiltà, ad essere credente con voi e ad annunciare la Bella Notizia con gioiosa passione.
Tenendo presente ciò che diceva Simone Weil: “Ciò che fa capire se uno è passato attraverso il fuoco divino non è il suo modo di parlare di Dio, ma il suo modo di parlare dell’uomo e della terra”.
Sono figlio di contadini e ho lavorato a lungo la terra. Spero che il Buon Dio mi aiuti ad essere un buon seminatore, carico di paziente e tenace speranza. Chiedo ai credenti di pregare per me. Chiedo a tutti di aiutarmi a camminare con voi.
Vi auguro un felice cammino, sicuri che il Padre si cura di voi, di ciascuno di voi. Siete i suoi amati cuccioli. A presto.
Derio Olivero