Lunedì 13 marzo 2023 a Pinerolo è iniziato il nuovo ciclo di incontri “Fede con Arte” guidato dal vescovo Derio, che ha confrontato l’episodio della Samaritana in Duccio di Buoninsegna e Sieger Köder.
Nell’arco della nostra giornata incontriamo tante persone, senza deliberato proposito. Di alcune si farebbe volentieri a meno; di altre, poche lasciano il segno, a volte nessuna. Le relazioni non sono fatte solo di parole, ma anche di gesti, di comportamenti, di tempo dedicato. Siamo tutto ciò che abbiamo incontrato e che incontreremo; siamo lavori in corso, un fascio di possibilità. Noi non solo siamo fatti di relazione, ma siamo fatti per costruire relazioni, tuttavia per incontrarsi veramente bisogna andare un po’ oltre, bisogna avere un desiderio dentro. In ogni incontro la persona dovrebbe essere al centro, ma non sempre è così. Il rischio è che, se si cancella il volto di una persona, l’altro diventi un oggetto. Un detto popolare dice che per vivere bene basta avere un po’ di salute e un po’ di denaro. È davvero così?
La relazione nell’arte
“Incontro. La relazione nell’arte” è il tema proposto dal vescovo Derio Olivero quest’anno con il percorso “Fede con arte”. Il vescovo si è schernito dicendo che non è un professore di arte e in effetti è così: non è una lezione di grammatica dell’arte, è qualcosa di più, come dimostra l’affluenza di pubblico. Lunedì 13 marzo nella sala Bonhoeffer del seminario di Pinerolo si è svolto il primo momento: la relazione “Io tu”, uomo-donna, genitori-figli, fedeli-preti. I partecipanti hanno trovato sulle sedie un foglio e una cartolina inerenti al tema da trattare, quello narrato dall’evangelista Giovanni nel capitolo 4. La cartolina rappresenta questo evento della Sacra Scrittura e riproduce il dipinto “Incontro con la Samaritana” realizzato tra il 1308 e il 1311 da Duccio di Buoninsegna. Nel suo cammino, Gesù giunge a Sicar (nell’Antico Testamento citata come Sichem), una città della Samaria, dove Giacobbe aveva fatto costruire un pozzo. Affaticato, si siede per affrancarsi, mentre i suoi discepoli vanno in città per procurarsi del cibo. Verso mezzogiorno arriva una donna ad attingere l’acqua dal pozzo. Gesù, che veste nel modo caratteristico della sua regione di provenienza, chiede alla donna di dargli da bere. La samaritana rimane stupita da questa richiesta, perché i giudei evitavano qualsiasi contatto con i samaritani. Si avvia un dialogo nel corso del quale la donna capisce che il suo interlocutore non è un semplice viandante stanco e assetato, infatti le ha detto tutto della sua vita. Lei è una donna imperfetta, con cinque relazioni fallimentari alle spalle e una in corso dall’esito incerto. Andare a prendere l’acqua al pozzo è un compito gravoso ma necessario e la samaritana si sente dire che c’è un’acqua che chiunque la beva non avrà più sete. A queste parole la donna lascia la brocca e va in città a dire alla gente che forse ha incontrato il Cristo, di cui parlano le Scritture.
Prima o poi arriverà una storia
Sul foglio è riportata anche la poesia “Curiamoci” di Franco Arminio, un samaritano della poesia, un poeta imperfetto, che adopera parole logore e poco poetiche come supermercato e banca, ma rivela una tensione verso l’infinito nei suoi versi dialogati, inusuali: «Non adesso, forse,/ ma prima o poi arriverà una storia/ che ci costringerà a rivolgerci/ direttamente all’universo». Quale storia può costringere l’uomo contemporaneo che, senza un attimo di tregua, è tutto preso dal fare più che dall’essere, a volgersi all’universo? Quando arriverà questo momento?
Ciò che poteva essere e non è stato
Come di consueto, prima di iniziare la trattazione vera e propria, il vescovo ha fatto ascoltare, durante uno stacco musicale, la canzone “Incontro” di Francesco Guccini. L’autore parla di una donna, con la quale aveva avuto una storia sentimentale, ma poi ognuno aveva proseguito per la sua strada. Dopo dieci anni la rincontra per caso. È una donna moderna, indipendente, che ha girato il mondo e ha avuto diversi uomini. Francesco Guccini è un cantante imperfetto, con strimpellii di chitarra, cadenze monotone con voce dura, tagliente, da annuncio ferroviario nel momento del distacco di due innamorati. La donna del suo passato non viene giudicata per le sue scelte, ma si avverte la malinconia per ciò che poteva essere e non è stato.
Duccio e Köder
“Incontro con la Samaritana” di Duccio di Buoninsegna fa parte del lato posteriore del polittico “Maestà del duomo di Siena”, una tavola di metri 4×2 dipinta da un lato e dall’altro, con pannelli riproducenti la vita di Gesù, molti dei quali perduti, altri sparsi per il mondo: a Londra, New York, Washington (“L’incontro con la Samaritana si trova in un museo di Madrid). Rientra in uno stile nuovo di arte, quando nasce la pittura moderna, più attenta al reale, con il paesaggio, l’ombra, la luce. Duccio dipinge il Signore Gesù in un angolo, seduto sul bordo di un pozzo ottagonale, vestito con abiti di colori rosso e blu, ma scalzo, a rivelare l’intimità della situazione. Al centro della scena mette la Samaritana, il personaggio più vicino a chi guarda il dipinto, che porta una brocca poggiata sulla testa e un secchio per mano. Una figura leggera, esile, rispetto alle rappresentazioni spigolose delle costruzioni, le cui linee fanno da convergenza verso di lei. Le donne del tempo stavano quasi sempre chiuse in casa e uscivano solo per andare a prendere l’acqua al pozzo, che diventava un luogo d’incontro e di socializzazione. La donna esce dalla città, il cui interno è buio ed è avvolta dalla luce abbagliante di fuori, realizzata con un colore dorato. Il pozzo ha otto lati e rappresenta l’ottavo giorno, che non esiste nella realtà ma è l’oltre, per i cristiani la Resurrezione.
- Le mani destre del Cristo e della donna sembrano toccarsi. Se non fosse per il braccio sollevato, la donna sembrerebbe un’imputata in attesa di sentenza. Dalla città esce una folla sui cui volti c’è stupore, criticità; è una giuria popolare che ha già espresso la condanna e la stessa samaritana si sente colpevole. È Gesù che prende l’iniziativa e dice: «Dammi da bere». La donna si meraviglia che l’uomo le abbia rivolto la parola e gli dice: «Come mai tu che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». Il dialogo non sarebbe mai iniziato se Gesù non avesse superato il pregiudizio della nazionalità, della religione e quello di una società patriarcale nella quale un uomo non avrebbe mai chiesto per necessità qualcosa a una donna. «Tu hai avuto cinque mariti – dice Gesù alla donna – e quello che hai ora non è tuo marito». Gesù non ne fa una questione morale, ma vuole aiutare la donna a leggere dentro di sé. L’acqua è l’oggetto di entrambi, di Gesù assetato e della donna che va a prenderla, ma entrambi finiscono per non pensare più all’acqua. Non solo, ma lo sconosciuto promette di darle un’acqua che la disseterà per sempre, prospettiva dalla quale la donna è attratta per non continuare ad andare al pozzo.
- L’acqua è parte integrante del suo lavoro quotidiano per lavare, cucinare. È compito del suo essere donna andarla a prendere; un’occasione per uscire dalle pareti domestiche, per socializzare, ma la samaritana si reca al pozzo quando il sole è più forte, per essere certa di non incontrare nessuno, per evitare sofferenze maggiori del caldo, dovute alle chiacchiere della gente. L’incontro con Gesù cambia la vita della donna. Si capisce, alla fine del racconto, che questa donna è felice, perché, ha incontrato qualcuno che l’ha capita, che l’ha aiutata a ritrovare se stessa liberandola dai lacci che la tenevano prigioniera, che non è stata condannata. Dobbiamo uscire con il sole a picco nel nostro mezzogiorno, rappresentato dai nostri rigidi schemi mentali, se vogliamo davvero incontrare gli altri. Abbiamo tutti bisogno di dissetarci, di trovare un’oasi nel deserto della vita per rinfrancarci dai problemi legati al lavoro, alla casa, agli affetti. Gesù ci aspetta al pozzo l’ottavo giorno e prima o poi arriverà a portare l’acqua per la nostra sete, che per estinguersi non ha bisogno di un secchio.
- In modo del tutto originale, il tema della Samaritana è rappresentato dal pittore tedesco Sieger Köder, ordinato sacerdote in età adulta, dopo una vita di vicende che lo hanno segnato significativamente. I temi evangelici dei suoi dipinti sono affrontati in una prospettiva nuova, insolita. Nel caso dell’incontro di Gesù con la Samaritana, la donna è sola affacciata a un pozzo, sbracciata, con i capelli lunghi, sciolti e cadenti sulle spalle, vestita di rosso, il colore della passione. Il volto è colorato perché la donna ha incontrato Gesù e ha trovato senso alla sua esistenza. Nel pozzo del nostro vivere quotidiano possiamo attingere l’acqua che ci disseta e se guardiamo dentro in profondità non vediamo solo il nostro viso, ma anche quello di Gesù che abita in ciascuno di noi. A conclusione, il vescovo ha detto che un dipinto parla a ciascuno di noi. Dobbiamo prestare attenzione a quello che ci dice con la consapevolezza che siamo imperfetti e quindi dobbiamo astenerci dal giudicare gli altri.
Giuseppe Campanaro