I consigli di Anna Maria Quaglia dell’Ufficio Liturgico diocesano per la decorazione di altare e chiesa durante le solennità della Veglia pasquale e della Pasqua di Risurrezione.

Al termine dei quaranta giorni della Quaresima, la Chiesa ci chiama a seguire Gesù, a stare con Lui, passo dopo passo, durante la sua Pasqua: il passaggio dalla Passione e dalla morte per giungere alla gloria della Risurrezione. L’insieme dei fiori che utilizzeremo per fiorire la veglia pasquale sono un linguaggio, sono come lettere di un alfabeto che aiutano a creare un ambiente espressivo, trasfigurato, capace di far fare un’esperienza: quella dell’incontro tra Dio amore e il suo popolo.

 

Dove fiorire? L’ambone per richiamare il giardino della Risurrezione. Il cero pasquale che accompagnerà la liturgia per i cinquanta giorni del tempo pasquale e troverà posto tra l’altare e l’ambone. Il fonte battesimale o il battistero a seconda dell’architettura della chiesa. Per dare festosità all’assemblea si possono fiorire anche le acquasantiere e porre all’ingresso della chiesa una composizione gioiosa per l’accoglienza dei fedeli. Si provveda a fiorire anche l’altare del Santissimo Sacramento e quello della Madonna…; il tutto sia preparato con nobile semplicità e sobria eleganza.

 

Quali fiori usare e di che colore? Sono consigliati sempre fiori di stagione, senza eccedere nella quantità. I colori accompagnano come sempre il colore liturgico della Pasqua che è il bianco dei paramenti sacerdotali. Per dare “luce” è bene usare anche il giallo, l’arancio e qualche “spruzzo” di rosso come richiamo al fuoco nuovo acceso durante la veglia della notte del Sabato Santo. Accanto al fonte, come richiamo al Battesimo, è consigliabile usare i papiri (piante acquatiche) e i fiori bianchi.

 

«Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, [le donne] si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. “Perché cercate fra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”» (Lc 24,1.3.5). La composizione (nella foto) esprime il canto di ringraziamento che esplode nella luce del mattino di Pasqua. «Celebrate il Signore, perché è buono»: questo primo versetto del Salmo 117 esprime la gratitudine del popolo d’Israele verso Dio che ci libera. I Salmi dell’«Hallel» (dal 112 al 117) che gli ebrei cantano nelle tre grandi feste (Pasqua, Pentecoste, festa delle Capanne) sono stati ripresi da Gesù e dai suoi apostoli per chiudere la cena pasquale, la vigilia della Passione: «E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi» (Mt 26,30). Il versetto 22 del Salmo 117, di chiaro valore messianico («La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo»), è senza dubbio ispirato al passo di Isaia: «Egli sarà laccio e pietra d’inciampo» (8,14). Gesù riprende il versetto per trasmettere il proprio messaggio: «La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri» (Mt 21,42). L’esplosione dei fiori gialli, colore della luce, su uno sfondo di palme nane, ci invita alla gioia.

 

Anna Maria Quaglia

(Ufficio Liturgico diocesano)