Religiose, religiosi e consacrate della Diocesi presentano un’iniziativa comune in linea col cammino sinodale.

 

 

L’altro giorno ero in farmacia e accanto a me un signore chiedeva alla dottoressa “qualcosa per dormire” perché da un po’ di tempo «ho un magone che non mi fa più mangiare e dormire, mia moglie sembra affrontare bene la situazione ma io non riesco». Quando la farmacista gli ha spiegato che non poteva dare quei medicinali senza ricetta ma solo qualcosa più leggero, quel signore ha detto: “devo trovare qualcuno con cui parlare…” e se ne è andato. Sono rimasto pensieroso. Nel cammino della vita, di fronte ai grandi problemi o a quelli quotidiani, tutti sperimentiamo infatti il bisogno di parlare, di confrontarci, di essere ascoltati. Qualche volta con le persone care o in famiglia non è possibile o non si riesce a esprimere le proprie preoccupazioni.

 

I religiosi in diocesi

Le comunità parrocchiali, le diocesi di tutto il mondo, la chiesa cattolica sta compiendo in questi anni un cammino che vuol essere un “Sinodo”. Sono stati distribuiti dei questionari e dalle risposte di tante comunità è emerso un bisogno importante: quello di «ascoltarci di più, dialogare di più nelle comunità», ma anche nelle famiglie, tra generazioni, in ogni realtà. Ne sentiamo molto la necessità.

Invitati dal Vescovo Derio anche noi religiose, consacrate e religiosi della diocesi ci siamo ritrovati mensilmente per condividere il cammino del Sinodo e dare il nostro contributo.

Siamo stati toccati dal bisogno di ascolto e di dialogo e ci siamo chiesti: «Che cosa possiamo fare? Come renderci disponibili?»

 

Tutti abbiamo bisogno di ascolto

Anche nelle nostre stesse comunità il dialogo non è scontato e a volte si soffre. È vero che siamo chiamati ad una vita semplice, fraterna, ma è anche vero che molte e molti tra noi hanno assorbito uno schema verticale di obbedienza, dove il dialogo non c’era. È il cammino del rinnovamento: condivisione del Vangelo, verifica fraterna, dialogo con i responsabili… Ma è un cammino e un impegno quotidiano.

 

Per ritrovare noi stessi

Solo nell’ascolto rispettoso si può mettere a fuoco il vero “magone” o il problema. Ci si presenta, a volte, raccontando di problemi materiali (e ce ne sono tanti oggi!) ma poi, continuando il dialogo, si può andare più nel profondo, nella scoperta di sé. L’ascolto diventa un momento esistenziale di consolazione, di umanizzazione, un “luogo” dove “ci si ritrova”, si ritrova se stessi parlando con qualcuno che ascolta. L’ascolto diventa una medicina.

 

L’iniziativa “Comunità in ascolto”

È stato scelto questo titolo perché la parola Comunità esprime molti livelli: comunità è la Chiesa, comunità sono le comunità religiose, comunità è ciascuna comunità religiosa presente in diocesi.

È infatti una iniziativa dove tutti, suore e monache, consacrate e religiosi ci siamo messi in gioco e abbiamo pensato di valorizzare quello che “già esiste”: i sacerdoti si dedicano alla Confessione o all’accompagnamento spirituale, le suore e le consacrate ascoltano i problemi delle persone che si rivolgono a loro con fiducia. Tutto questo continuerà normalmente.

 

A tutte e tutti con riservatezza e gratuità

Ma Comunità in ascolto è una possibilità rivolta a tutte e tutti, non importa l’età, non importa se si è credenti o meno, se si è cristiani o no, uomini e donne, giovani in ricerca e adulti… È rivolta a chi si sente fragile, chi si sente solo, chi ha bisogno di parlare con qualcuno, di essere ascoltato, chi è in cammino, chiunque è viandante nella vita, chi cerca un proprio orientamento, la propria identità, o chi soffre segretamente per qualche problema.

Il nostro dono vorrebbe essere un ascolto molto umano, fraterno, gratuito, senza pregiudizi, nel rispetto e nella riservatezza, aperto davvero a tutte e tutti.

Mi sembra importante sottolineare alcune parole. La riservatezza: ci sembra la prima forma di rispetto e di accoglienza. La gratuità: non solo perché non c’è nulla da pagare ma anche perché chi si metterà a disposizione nell’ascolto, non ha nessuna pretesa se non quella di “stare accanto”. È proprio questa la base: riservatezza, libertà e gratuità.

 

Alcuni significati

Desideriamo essere accoglienti dell’umanità che è in ciascuno, anche in noi. Certamente, per chi è credente, questo è percorrere la via dell’incarnazione del Signore Gesù, che ha valorizzato ogni vita umana.

Un significato che ci piace molto, evidenziato dal vescovo Derio, è che questa è un’iniziativa che desidera avvicinare la Chiesa alla vita concreta delle persone, al cammino di ciascuno. Renderla più vicina, più prossima.

Forse la Chiesa è veramente universale quando sa accompagnare il germe di salvezza in ogni persona, nel suo vissuto concreto. Forse sono questi i “quattro angoli della terra” dove deve arrivare il Vangelo: a tutti, perché a ciascuno.

 

Che cosa non è

Comunità in ascolto non sostituisce gli sportelli delle associazioni di aiuto, della Caritas e dei Servizi sociali. Occorre continuare a rivolgersi a questi sportelli quando si vivono problemi come la disoccupazione, la ricerca di alloggio o altre gravi situazioni.

Però sappiamo bene che tutti, anche i poveri, hanno bisogno di parlare, hanno bisogno di ascolto e di dialogo, oltre il proprio bisogno materiale.

 

Dove e quando

Abbiamo pubblicato gli indirizzi delle comunità disponibili. Telefonando si può richiedere facilmente un appuntamento. In futuro potremo anche indicare un orario, quasi uno sportello, ma al momento non ci è possibile. E diventa più facile anche per chi richiede un appuntamento, così verrà fissato insieme.

La frase che riassume l’iniziativa e che abbiamo evidenziato è: “Se anche tu credi che la relazione umana aiuti a vivere, se desideri parlare con qualcuno per essere ascoltata, ascoltato… Senza pretesa, senza ricette in tasca, disponibili all’ascolto, desideriamo offrire uno spazio e un tempo per te nella discrezione, libertà, gratuità!”.

Ti aspettiamo! A presto.

Fra’ Luca