I suggerimenti di Anna Maria Quaglia dell’Ufficio Liturgico Diocesano per decorare coni fiori l’altare in vista dell’Immacolata.
Intorno alla persona di Maria, la Chiesa ha solennemente definito quattro verità di fede che sono i dogmi: la divina maternità, la sua verginità, la sua Immacolata Concezione e l’Assunzione in Cielo. La vera e propria definizione del dogma dell’Immacolata giunse nel 1854, da parte dal beato Pio IX. Mentre era in esilio a Gaeta, il papa consultò tutti i vescovi con l’enciclica “Ubi Primum” (1849). Le risposte a favore della definizione del dogma furono quasi la totalità e con la bolla “Ineffabilis Deus” venne definita solennemente, come verità da credere in tutta la Chiesa, l’Immacolata concezione della beata Vergine Maria Madre di Dio. Era l’8 dicembre 1854. Quattro anni dopo, nella grotta di Massabielle, alla piccola Bernadette che le chiedeva chi fosse, Maria rispose: «Io sono l’Immacolata Concezione».
Questa solennità si celebra nel tempo che potremmo definire il vero “mese mariano” dal punto di vista biblico, teologico e liturgico, cioè l’Avvento. Cantare Maria è celebrare l’opera di Cristo Gesù, il progetto del Padre. Maria è la prima dell’umanità nuova, è anche la Madre di questo corpo ricreato del suo Figlio. Tutti siamo ricolmati di ogni benedizione per essere santi e immacolati. Maria, dunque non va solo ammirata con tenerezza e stupore, ma chiede di essere “imitata”, affinché la bellezza di Dio possa splendere sulla terra grazie ai tanti “sì” che uomini e donne continuano a pronunciare anche oggi.
Con questa disponibilità e docilità allo Spirito, tutti coloro che “fioriscono” le chiese avranno cuore, mente e mani pronti per dare gloria a Dio attraverso fiori, verdi, cortecce, ecc. Si possono preparare semisfere ariose disposte nei pressi dell’altare e davanti all’immagine o alla statua di Maria, oppure una composizione (vedi foto) a forma di “culla”, perché Maria è Colei che ha accolto nel suo grembo il Figlio di Dio. I fiori bianchi sono quelli indicati per le feste mariane; il giglio, in modo particolare, esprime la purezza, la semplicità, il profumo di Cristo. Non composizioni sontuose ma ariose, eleganti nella loro sobrietà.
Anna Maria Quaglia (Ufficio Liturgico diocesano)