Il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, invita per vivere al meglio il Natale 2022 a «resistere e continuare a credere ad un mondo diverso».
Quest’anno abbiamo un Natale meno luminoso. Il costo dell’energia ci costringe a ridurre il consumo. Le classiche illuminazioni si sono fatte più essenziali. Anch’io ho rinunciato al grande presepe in cortile e mi sono limitato al piccolo presepe in casa. Tutto questo ci ricorda la necessità di ridurre i consumi, la fatica di molte famiglie, la guerra in Ucraina, la repressione in Iran. Ci ricorda l’oscurità dei nostri giorni.
Una sola candela riesce a ferire la notte
Proprio per questo ho vissuto con particolare intensità la Corona d’Avvento, cioè l’accensione progressiva delle quattro candele, una ogni settimana. Nella Cattedrale accendere una candela sembra un gesto inutile. In quella chiesa così grande una candela non fa la differenza, non sposta nulla. Eppure ogni domenica ho continuato ad accendere una candela, poi due, poi tre, poi quattro. L’ho fatto con fatica e con fiducia. Fatica, perché ogni volta quella candela mi sembrava inutile, troppo piccola per cambiare qualcosa. Fiducia, perché nel buio anche una piccola candela riesce a ferire la notte; anche una piccola candela accende una battaglia contro la notte. Fiducia, perché quella candela, pur così piccola, mi ricordava «il Sole che per noi è sorto in oriente». E mi ha colpito il fatto che tutte le domeniche dovessi ripetere quel gesto. Ripetere per crederci. Ripetere per dire a me stesso e all’assemblea: «Dobbiamo resistere e continuare a credere ad un mondo diverso».
Consumarsi per illuminare
Noi credenti, per primi, dobbiamo essere persone che si giocano per portare luce, proprio come fanno le candele: si consumano per illuminare. Così, di domenica in domenica, quelle candele mi hanno parlato. E mi hanno ricordato un’importante festa ebraica, che si svolgeva in inverno, tra novembre e dicembre: la Festa di Chanukkà, cioè la Festa della Dedicazione o Festa delle Luci. Tale festa ricordava la ribellione degli Ebrei contro i Seleucidi, i quali avevano profanato il Tempio ed imposto il culto a Zeus. Guidati da Giuda Maccabeo gli Ebrei si ribellarono e combatterono per riavere la libertà di culto. E, finalmente, poterono riconsacrare il loro Tempio.
Resistere nell’attesa
Nacque così la festa della Dedicazione: per otto giorni, ogni sera accendevano una candela della “Chanukkà”, un candelabro a otto bracci. Quel rito ricordava la capacità di resistere nell’attesa. Il popolo sottomesso ha saputo resistere, attendere, combattere. E alla fine ha vinto. La festa ricordava il valore della “capacità di resistere”, della capacità di non arrendersi, non darsi per vinti. La capacità di mantenere accesa la fiducia in Dio. Infatti una delle benedizioni di della festa recita così: «Benedetto sei tu, Signore Dio nostro, re del mondo, che hai fatto miracoli per i nostri padri in quei giorni e in questo tempo». Gli Ebrei, nella Festa, ricordavano l’aiuto che il Signore aveva dato ai tempi dei Maccabei e tale ricordo diventava garanzia dell’aiuto che il Signore continua a donare in ogni tempo. Si può resistere, sperare e combattere perché la vicinanza del Signore è garantita. Ecco la bellezza della Festa del Natale. Il Signore è venuto, il Signore viene, il Signore verrà. Ogni tempo è abitato dalla sua Presenza. Possiamo mantenerci fiduciosi e coraggiosi, anche nei tempi oscuri.
Buon Natale.