I vescovi invitano a pregare per la pace ad un anno dal triste inizio del conflitto in Ucraina.
Ad un anno dall’inizio della guerra in Ucraina in tanti si sono mobilitati per chiedere e porre in essere gesti di pace. A Pinerolo sono state proposte due iniziative: una fiaccolata promossa dalle chiese cattolica, valdese e ortodossa (venerdì 24) e un concerto nella Sala Bonhoeffer (sabato 25), per richiamare l’attenzione sulla gravità di una situazione che rischia di trascinare l’Europa e il mondo intero un conflitto devastante.
Il 10 marzo una messa per le vittime della guerra in Ucraina e per la pace
La presidenza della CEI, aderendo a un’iniziativa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha invitato a celebrare venerdì 10 marzo «una Santa Messa per le vittime della guerra in Ucraina e per la pace in questo Paese». Un’occasione «per rinnovare la nostra vicinanza alla popolazione e per affidare al Signore il nostro desiderio di pace. Chiedere la conversione del cuore, affinché si costruisca una rinnovata cultura di pace, sarà il modo in cui porteremo nel mondo quei germogli della Pasqua a cui ci prepariamo».
Ma a che cosa serve pregare per la pace?
«Credo che pregare serva a continuare, almeno noi, a crederci ancora, e a non abituarci alla guerra – afferma il vescovo Derio –. Pregare aiuta a mantenere vivo il desiderio di pace, stimola a essere operatori di pace e non di violenza, ognuno nella situazione in cui si trova. Sicuramente questa iniziativa delle chiese europee darà un segnale dalla base, per dire che cosa vogliamo. Quindi preghiamo per crederci noi e per dire che siamo in tanti a farlo».
Il valore di digiuno e preghiera
«Il tempo di Quaresima – si legge nel messaggio dei vescovi italiani – ci ricorda il valore della preghiera, del digiuno e della carità, le uniche vere armi capaci di trasformare i cuori delle persone e di renderci “fratelli tutti”».
È tempo di trovare spazi di dialogo
Il messaggio della presidenza CEI richiama il “grido” di Papa Francesco che «chiede un impegno forte a favore della pace: è tempo di trovare spazi di dialogo per porre fine a una crisi internazionale aggravata dalla minaccia nucleare».
L’attualità della Pacem in terris
E l’orizzonte non può non aprirsi al mondo intero: «in tanti (troppi) angoli della terra risuona infatti l’assordante rumore delle armi che soffoca gli aneliti di speranza e di sviluppo, causando sofferenza, morte e distruzione e negando alle popolazioni ogni possibilità di futuro. Sentiamo come attuale l’appello lanciato sessant’anni fa da san Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris: “Al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può ricostruire nella vicendevole fiducia” (n. 39). Se da una parte è urgente un’azione diplomatica capace di spezzare la sterile logica della contrapposizione, dall’altra tutti i credenti devono sentirsi coinvolti nella costruzione di un mondo pacificato, giusto e solidale».