Il vescovo di Pinerolo Derio Olivero il 1° ottobre 2023 ha presentato la lettera pastorale ai responsabili di ambito delle parrocchie.
Domenica 1° ottobre, presso la sala Bonhoeffer di Pinerolo, si è tenuto l’Incontro Diocesano con i responsabili di ambito delle singole parrocchie della Diocesi.
L’incontro è stato suddiviso in due momenti:
- il primo, introduttivo, nel quale il vescovo ha illustrato le linee guida pastorali;
- il secondo, di confronto con i vari Uffici di riferimento.
L’incontro si è poi concluso in Duomo con la celebrazione della Santa Messa di mandato presieduta dal Vescovo.
I due sensi del Fare Pastorale
Come primo punto della sua introduzione, il Vescovo ha ricordato che il termine “pastorale” deriva sì da “pastore”, ovvero “colui che guida le pecore”, ma che esso deriva anche – e soprattutto – dalla parola “pasto” e indica quindi “colui che dà il pasto alle pecore”. In questo modo, ha voluto sottolineare il duplice significato del “fare pastorale”: è, sì, importante organizzare cose, ma è ancora più importante domandarsi se quelle stesse cose nutrano realmente o meno. Monsignor Derio ha infatti sostenuto che non serve «far sudare le pecore» e poi lasciarle morire di fame: mentre le si accompagna verso «prati di erba fresca», il pastore deve prendersi cura di loro, deve pensare percorsi adatti (sant’Ignazio userebbe il termine provecho, beneficio) alle sue pecore, senza demoralizzarsi o, ancor peggio, chiudersi nel suo “piccolo mondo antico” dove tutto andava bene così come veniva fatto un tempo. I tempi sono cambiati e, con essi, deve cambiare anche la Chiesa, rinnovandosi dal suo interno, ripensando al suo progetto di “Chiesa in uscita”. Su questo punto, si è soffermato, sottolineando l’importanza che i laici hanno nella Chiesa.
Il vescovo ha fatto l’esempio di quella casa che ognuno di noi, durante gli incontri di programmazione, può vedere guardando fuori dalla finestra. La domanda che ogni gruppo dovrebbe porsi è: «Come faccio ad arrivare là?»
Ho trasmesso quello che ho ricevuto
Non serve, infatti, fare tante cose in modo affrettato, parziale, senza curarsi delle relazioni scaturite da esse e dell’importanza delle stesse di essere nutrimento per l’altro. È importante creare relazioni e tradizioni. Ma come farlo? Per quanto riguarda le relazioni, è importante ricordarsi che in quanto «pubblicitari di Dio», noi «vendiamo Cristo» e, per farlo, dobbiamo essere credibili, l’apostolo dice «a voi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto» (1Cor 15,3). È un’espressione forte, d’impatto, ma è calzante: non possiamo trasmettere nulla se non ciò che abbiamo vissuto.
Rinforzare le relazioni
Per quanto riguarda “creare tradizioni”, il Vescovo ha sottolineato che quando si decide di fare qualcosa e si capisce che quel qualcosa nutre, allora quella cosa si deve fare, ma fare bene, in modo curato. Si devono sfruttare al massimo i momenti nei quali la gente si accosta alla Chiesa, domandando Sacramenti e preghiere, come capita nel caso di Battesimi, matrimoni o funerali. E questo lo si deve fare dal lato umano: rinforzare le relazioni, far in modo che a loro rimanga impresso quel momento grazie alla gentilezza, al garbo, alla tenerezza, alla cura con le quali si è reso importante quel loro momento importante.
Creatività per invogliare la partecipazione
Ultimo punto, ma non di secondaria importanza, la creatività: nelle nostre parrocchie si devono organizzare cose nuove, creative, che possano invogliare le persone a partecipare. Le domande alle quali si deve rispondere nel momento in cui si organizza un evento sono: «Se io fossi dall’altra parte, parteciperei? Mi piacerebbe svolgere quell’attività o partecipare a quell’iniziativa?»
Un progetto solo ma fatto bene
Il vescovo ha chiuso il suo intervento dicendo che lui non pretende nulla dalle singole parrocchie perché sa quanto sia difficile organizzare il tutto, ma una cosa la desidera: ogni parrocchia deve impegnarsi a organizzare un progetto innovativo, anche solo in un ambito, ma farlo e farlo bene.
Erica Gavazzi